Autorespiratore ad Ossigeno (A.R.O.)
- _italian_army_
- 12 lug 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 24 dic 2019
In questo primo post vedremo cos'è l'autorespiratore ad ossigeno.
I primi autorespiratori ad ossigeno sono stati ideati per soccorrere gli operai nelle miniere invase da gas asfissianti durante la Seconda Guerra Mondiale. In seguito, la Regia Marina italiana lo modificò, adattandolo all'uso subacqueo. Gli uomini rana della Decima Flottiglia MAS, di cui gli attuali Incursori di Marina sono gli eredi, sono stati i primi ad impiegarlo durante la Seconda Guerra Mondiale.

L'ARO si dimostrò subito utile sia in campo subacqueo che sui sommergibili, per accedere ai locali in caso di fuga di cloro dalle batterie. Dal primo prototipo nacquero altri tipi perfezionati che entrarono a far parte delle principali marine militari. Infatti l'ARO si adattava benissimo agli scopi bellici per via del ridotto ingombro, lunga autonomia e soprattutto per la sua silenziosità (dovuta all'assenza di bolle al boccaglio; ciò permette a chi lo utilizza di non essere rilevato in superficie, quindi a restare occulto sott'acqua). L'ARO è un autorespiratore a circuito chiuso in grado di riutilizzare il gas respirato dal subacqueo. È costituito da un sacco polmone in materiale elastico, un filtro interno per l'alloggiamento della calce sodata, una o più bombole di ossigeno di piccole dimensioni (2/3 litri) raccordate al sacco per mezzo di una valvola by-pass. Il sub inspira l'ossigeno dal polmone per mezzo di un boccaglio collegato ad un tubo corrugato collegato ad un rubinetto a due vie, poi espira sempre all'interno del sacco dove il filtro a calce sodata ha il compito di fissare chimicamente l'anidride carbonica. L'ossigeno consumato dal metabolismo porta ad una progressiva diminuzione del volume del "sacco polmone" che si ripristina prelevando ossigeno dalla bombola: manualmente tramite un dispositivo manuale detto "By-Pass" od automaticamente per mezzo di un erogatore a domanda. È fondamentale, prima dell'uso, eliminare residui d'aria sia dal sacco polmone sia dai polmoni del subacqueo stesso mediante una manovra detta "lavaggio". Durante la Seconda Guerra Mondiale era utilizzato dalla Marina Italiana per compiere sabotaggi e porre sotto le chiglie delle navi nemiche delle mine esplosive tarate ad un tempo deciso dall'incursore.

Uno dei più diffusi modelli dell'ARO è il Caimano MK2C (click per maggiori info). L'ARO possiede una certa pericolosità, dovuta alla tossicità dell'ossigeno iperbarico e dalla possibile narcosi da azoto verificabile durante le immersioni. A causa di queste sue pericolosità che richiedeva da parte dell'utente un addestramento serio e rigoroso, l'autorespiratore ad ossigeno è ormai caduto in disuso in gran parte del mondo. Inoltre con l'avvento dei moderni Rebreather sono stati eliminati molti inconvenienti legati all'utilizzo dei vecchi ARO. Viene utilizzato dalle nostre Forze Speciali, dal Gruppo Operativo Subacquei (GOS) della Marina Militare, dai nuclei subacquei della Guardia Costiera, dal Reggimento Lagunari "Serenissima", dalla Brigata Marina "San Marco", e da altri reparti specifici in grado di condurre attività subacquee e/o anfibie.
Sotto trovate alcune immagini.










Fonte: wikipedia
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